Contributo a RIcostruire l’Italia
Il 2 maggio si è tenuta l’assemblea on line di Ri-costruire. Se il covid 19 ha messo angosciosamente a repentaglio molte vite – e tante le ha portate via – il dopo covid – sarà decisivo per chi è rimasto. Questa nota vuole essere un contributo ai lavori dell’assemblea.
Obiettivi. Sono ampiamente condivisibili gli obiettivi del documento distribuito per l’Assemblea. Si tratta di elaborare e di chiedere con forza l’adozione di provvedimenti per la ricostruzione, per il dopo covid 19. Con questa nota si fornisce un modesto contributo, intervenendo per aggiunta al documento di base con il metodo dell’addizione positiva e non già con quello della detrazione critica. Peraltro, gli obiettivi indicati nel documento sono tutti di rilevo, non credo ne vada sminuito nessuno.
Il paradigma. Virus e batteri minacciano e uccidono uomini e donne, ma chi e cosa minaccia l’intera umanità è lo stile di vita intrapreso con la rivoluzione termoindustriale e il conseguente consumo delle risorse di un Pianeta giunto ormai allo stremo.
Perché adesso. Il momento è propizio, siamo tutti sgomenti e spaesati e pertanto – ma è d’obbligo aggiungere: forse – disposti ad ammettere quanto sia necessario scardinare vecchie abitudini per seguire nuove vie possibili. Come si dice con slogan abusato, ma efficace: se non ora quando. Tuttavia, è opinione comune – credo – che se al termine di questo periodo non saranno pronte e messe in campo modifiche radicali e strutturali nelle attività e nei servizi, verranno giocoforza riprese in pieno le abitudini e i comportamenti precedenti. La questione dunque diviene: cosa fare, se non ora? Occorrono azioni anche a breve e a brevissimo termine, in modo che ci si possa avviare verso comportamenti realmente differenti e virtuosi, tesi alla salvezza del Pianeta e di noi tutti che vi siamo pesantemente assisi. Peraltro, ci saranno nuove pandemie e il tempo di ritorno si sta sensibilmente abbreviando. In queste circostanze, i principali nemici sono l’inazione e la conseguente abitudine al peggio. Infine, chi raccoglierà le istanze? E chi lo dovesse fare, potrà tramutarle in provvedimenti? Non è lecito essere troppo ottimisti al riguardo, ma fare tutto il possibile è obbligo.
Parole chiave. Le parole chiave utilizzate in questa nota provengono dai documenti distribuiti e dalle riflessioni espresse dai partecipanti all’assemblea del 2 maggio 2020, con alcune aggiunte. Esse sono: Redistribuzione – Sanità – Cibo – Servizi pubblici – Dignità e Civiltà amministrativa – Formazione e Innovazione – Ricerca e Gestione – Mobilità – Economia circolare – Partecipazione popolare strutturata – Bellezza
Fattibilità e tempi. Fare presto. Tutte le iniziative proposte possono essere declinate in termini operativi e in qualche caso, come per la mobilità, debbono essere avviate al più presto, con grande sforzo organizzativo e sia pure con fondi limitati, proprio per impedire il ritorno al peggio, ovvero all’esplosione della mobilità motorizzata individuale.
Redistribuzione. Il Pianeta non si può redistribuire. L’enfasi sul vecchio cavallo di battaglia della redistribuzione è dovuta, perché è necessario redistribuire redditi o, comunque, quanto risulta dal’aumento della produttività. Obiettivo da perseguire in tutti i modi, con il recupero di capitali, il contrasto alle elusioni e alle evasioni, l’affermazione dell’imposizione fiscale progressiva, l’abbandono definitivo della flat tax. Tuttavia, per redistribuire occorre una torta ed è proprio la torta che non c’è più, e la torta è il Pianeta. Dunque, oltre che sulla redistribuzione della ricchezza ascrivibile all’incremento costante della produttività, alla tutela delle fasce più bisognose e più in generale dei redditi, tutte le attenzioni siano concentrate si un cambio di paradigma economico e sulla salvezza del Pianeta.
Sanità. Sulla salute né conti né sconti. Cancellare definitivamente l’impostazione aziendalista, ovviamente senza tornare agli sprechi della prima Repubblica, mettendo in campo la formazione manageriale e l’attuazione sistemi di controllo reali, finalizzati alla qualità dei servizi per la salute. Il Covid ci ha insegnato che occorre un forte rafforzamento della medicina di base, con finalità di prevenzione e di prime cure, anche per ridurre il ricorso ospedaliero. L’Ospedale – opportunamente attrezzato per la gestione delle pandemie – sia l’ultimo luogo dove ricorrere.
Cibo – Food security. A nessuno manchi il pane a tavola. Più che condivisibile porre la sicurezza dell’approvvigionamento alimentare. Occorrono provvedimenti immediati per assicurare la raccolta dei prodotti, se non altro perché al momento è la fase meno mecanizzabile per molti di essi. Su questo tema è condivisibile il riferimento al “sistema Portogallo”. Anche per un semplice fatto di umanità. Tuttavia, niente potrà risolversi se non si dichiarerà a chiare lettere che la produzione agroalimentare italiana torna asset strategico del Paese. Ricordiamo che negli anni del boom della media industria italiana, nel dopoguerra, negli anni ’60 e anche dopo, i piccoli agricoltori furono tenuti in respirazione artificiale, mentre l‘agricoltura veniva svenduta barattando lavatrici e lavastoviglie con i prodotti agricoli dei Paesi con bassi costi di produzione. E, tanto per cambiare, ad alto indice di sfruttamento del lavoro.
La questione dello sfruttamento in agricoltura è antica. Chiedendo scusa per la sintesi, essa si deve sia agli assetti storici del potere degli agrari sui lavoratori, che nel meridione non è stato temperato dall’alternativa del lavoro industriale, sia e purtroppo – dalla circostanza che l’ortofrutta italiana è rivolta al consumo del prodotto fresco e come tale necessita di manodopera ad alta specializzazione – da sempre rarefatta – e consistenti innovazioni di processo e di prodotto. Senza le quali innovazioni è condannata a sotto remunerare il fattore lavoro. Darà fastidio, ma non scorgere i termini della questione comporta la sua non risoluzione. Ma attenzione: i provvedimenti finanziari a sostegno non debbono tradursi in stampelle permanenti che alimentano l’arretratezza del sistema agro-alimentare, come accaduto dal dopoguerra in poi.
Le parole chiave potrebbero essere: agroecologia, collaborazioni intersettoriali (fra i settori: agricolo, agro-food, metalmeccanico, ricerca, star up volte alla diffusione delle innovazioni), formazione in capacità di gestione e controllo. Necessario anche qui un cambio di paradigma: un numero eccessivo di aziende agricole sono incentrate sulla produzione e non realizzano di essere prive di capacità gestionali, non tengono i processi e conti sotto controllo, vanno in respirazione artificiale e poi saltano per insufficienti approcci con il mercato, con i consumatori. Occorre condizionare i finanziamenti all’hardware ovvero al cemento (“capannoni”) e al ferro (attrezzature) a una rigorosa formazione degli operatori in agricoltura sui temi della gestione.
Servizi pubblici. Beni e servizi essenziali per la vita siano in mano a chi li vive. Il nodo della ripubblicizzazione dei servizi non poteva che essere messo in giusta evidenza, così come il diritto all’acqua. Anche in questi casi si pone con forza la questione della formazione nella gestione dei servizi. Si potrebbe inserire qui la mobilità come servizio pubblico, tuttavia per le specificità segue in un punto a parte.
Dignità e Civiltà amministrativa. Dignità ai cittadini attraverso la civiltà delle Amministrazioni locali. Le riflessioni sulla “Dignità” ci riportano ai meccanismi di spesa degli incentivi già promessi / impegnati per larga fascia della popolazione e che non arrivano a destinazione perché il sistema bancario non anticipa. Occorre puntare sull’Indice di Civiltà Amministrativa dei Municipi e al suo incremento, con l’occasione premiando i Comuni in grado di approvare il bilancio preventivo entro i termini e adottando interventi di sostegmo gestionale nei confronti degli altri. Per quanto non sembri, un buon numero di Comuni possono prelevare con effetto immediato somme non sempre modeste da capitoli di bilancio come la tassa di soggiorno, i proventi delle multe e delle contravvenzioni e delle aree blu, da altre entrate di varia natura, purché abbiano il bilancio preventivo approvato. Occorrerebbe anche una alta formazione per funzionari e per gli stessi politici, è sconcio che chiunque possa giungere a governare una comunità avendo vaghe e autoreferenziali idea di cosa va a fare e nessuna o quasi nessuna sui diritti, i doveri, il funzionamento della macchina amministrativa.
Formazione e Innovazione, Ricerca e Gestione. Interrompere l’autoreferenzialità, formare all’innovazione, sostenere la ricerca, formare alla gestione. Particolare attenzione deve essere rivolta alla formazione di figure professionali in grado di individuare i fabbisogni in innovazione, prima sociale e poi tecnologica, di progettare i relativi processi e poi di gestirli, per evitare il grande tonfo degli anni ’70 e ’80, ma che proseguì anche dopo e specialmente nella nostra Isola, dove si distribuirono risorse per l’hardware: il “cemento”, i magazzini di lavorazione dei prodotti agricoli, i depuratori comunali, per poi ritrovarsi senza figure gestionali, sia tecniche, sia amministrative. Lacuna che ne determinò la chiusura o condannò al malfunzionamento. Lo stesso, per le figure della Politica e dell’Amministrazione. Occorre evitare la formazione di ricercatori da scrivania, che in maniera autoreferenziale si ritengono capaci di interpretare le necessità del mondo. Si dia luogo ad un congruo periodo di distacco fra la laurea e il rientro in strutture di ricerca, durante il quale periodo l’aspirante ricercatore venga impegnato in attività professionali documentabili e, soprattutto, accresca la consapevolezza dei reali fabbisogni della società. Di certo, è indispensabile invertire la suicida tendenza nel finanziamento al ribasso alla Istruzione e alla Ricerca.
Mobilità. La nuova mobilità ci porta nel mondo nuovo. Provvedimenti urgentissimi per la mobilità collettiva e individuale, per la costruzione delle RME ovvero Reti di mobilità di emergenza. Perché solo il cambio dei paradigmi correnti comporterà il cambio di abitudini sin da subito e ostacolare al massimo grado il tentativo di ripristino delle “vecchie” abitudini che avverrà in forma massiccia nei giorni del post covid da parte di ognuno di noi. Si porrà la massima attenzione a non foraggiare indiscriminatamente la mobilità elettrica, perché nel nostro paese la generazione termoelettrica la pone energeticamente in perdita e perché bisogna non confondere la propulsione – elettrica o termica – con i gravi problemi del traffico, problemi che debbono essere contrastati diminuendo gli autoveicoli per il trasporto motorizzato individuale. Aumento immediato delle ZTL, delle corsie ciclabili anche “temporanee”, della disponibilità di biciclette e di piccoli veicoli elettrici presso i nodi del trasporto pubblico su gomma e su ferro, recupero del minor numero di trasportati nei bus mediante incremento della velocità commerciale ottenuta ostacolando al massimo l’uso delle automobili private almeno in città. Questi e altri provvedimenti siano intrapresi ovunque e nel più breve tempo possibile.
Economia circolare. Ridurre sempre. L’esperienza rende evidente il peso di quanto accade nel mondo dei rifiuti sui costi in carico ai cittadini e alle comunità e più ancora sul Pianeta. Fra le famose “R” occorre fare più di quanto è possibile sulla Riduzione dei rifiuti e in questo senso molto una pressione molto forte può essere esercitata dalle comunità di consumatori variamente organizzate nei territori. Vi è poi bisogno di impianti per il trattamento dell’organico, che rappresenta il 40% del materiale. Vi è necessità di ricerca per individuare forme di valorizzazione dei materiali al momento non riciclabili e non eliminabili. Urgono linee guida e scambio di buone pratiche, in maniera da facilitare ovunque il veloce raggiungimento di risultati positivi. Vi è bisogno diprovvedienti volti alla ricerca e sviluppo di impianti per il trattamento efficace di ogni materiale proveniente dalle attività economiche e fare in modo da chiudere la filiera di ogni tipo di materiale / rifiuto, altrimenti i risultati saranno raggiunti solo sulla carta. Purtroppo, e specie in alcune Regioni del Paese, nel “mondo dei rifiuti” il malaffare è sin troppo presente e in grado di condizionare i comportamenti degli Uffici preposti alle autorizzazioni e financo di orientare le scelte della politica. Su questo tema le risultanze raggiunte nei primi mesi del 2020 dalla Commissione Antimafia in Sicilia sono più che desolanti. Si rendono necessari un forte apparato di controllo sul funzionamento degli impianti e strumenti giuridici in grado di giugnere al sequestro degli impianti industriali che provocano inquinamenti e disagi ripetuti, dirottando i proventi dalle società proprietarie alle comunità offese, sino alla chiusura in caso di ripetizioni dei comportamenti e alla condanna ad indennizzi. Solo eliminando rigorosamente la possibilità di poter contare sul “differenziale ambiente” – cioè sui minori costi di realizzazione degli impianti e di gestione degli stessi basati sulla possibilità di offendere ambiente e persone, si potrà raggiungere l’obiettivo di indurre a progettazioni rigorose e realizzazioni a regola d’arte degli impianti industriali, bypassando – almeno in parte – gli effetti delle eventuali irregolarità e delle colpevoli compiacenze che si verificano in fase di autorizzazione. Un passo essenziale è investire in dotazioni e personale degli uffici di controllo ambientale.
Partecipazione Popolare Strutturata. Partecipazione è fonte di Innovazione. La Partecipazione popolare ha prestigio e fondamenta antiche in convenzioni internazionali condivise (Aarhus, 1968). È espressamente presente nella Costituzione del nostro Paese e i principali strumenti sono stati inseriti negli ordinamenti locali grazie all’articolo 8 del TUEL /2000. La Partecipazione Popolare è fortemente avversata dalla maggioranza dei Municipi, ma ritorna in auge negli ultimi anni sotto la spinta delle gestioni condivise dei Beni Comuni (Labsus, 2014). È necessario che i cittadini possano intervenire con idee e azioni nella costruzione della visione della comunità, nelle missioni che all’interno di essa possono darsi, nella gestione dei Beni Comuni, senza che questo possa essere interpretato come sovrapposizione con i poteri locali, ai quali invece si affiancano efficacemente contribuendo alla produzione di idee nuove e migliorando la città sotto ogni aspetto. Oltre alla valorizzazione dell’Associazionismo, Osservatori e Consulte costituite da rappresentanti di organismi no profit dovranno affiancare le PA in ogni settore sensibile, dallo Sport ai “rifiuti”, dal randagismo alla prevenzione degli incendi. Nel giro di due anni il bilancio comunale dovrà divenire prima partecipato (illustrato ai cittadini) e poi, gradualmente partecipativo per quote crescenti.
Bellezza. Sia la bellezza la chiave dell’Italia nel mondo. Bellezza, Arte, UNESCO (l’Italia è il Paese al mondo con il maggior numero di beni riconosciuti Patrimonio dell’Umanità), Parchi naturali, in generale il buon vivere siano le note distintive del nostro Paese, in uno con meccanismi ferrei di controllo contro ogni tipo di aggressione, come il consumo di suolo più o meno mascherato, le trivellazioni petrolifere in terra e in mare.
Nel concludere, non si reputa opportuno o necessario riargomentare su altri punti fondanti del documento base distribuito in occasione dell’assemblea “[Ri]costruire l’Italia, di sabato 2 maggio 2020:
5) Opere Utili; 7) Finanziamento della riconversione: trasformazione della Cassa Depositi e Prestiti in Banca per la Riconversione (Banca per il Green Deal); 8) Taglio drastico delle spese militari e destinazioni delle risorse equivalenti a Sanità e Welfare; 9) Rapporto Stato-Regioni: abbandono di ogni ipotesi di Autonomia Regionale Differenziata; 11) Penitenziari: Applicazione di rigidi Protocolli Sanitari delle carceri ed applicazione immediata delle misure alternative alla carcerazione.