Canne, roghi, fumi, impegno civico e solidarietà…
Una recente nota giornalistica è tornata ad occuparsi delle vicende sciclitane lasciandoci rammaricati per la veemenza dei toni e per una ricostruzione dei fatti lontana dalla loro verità.
La questione, oggetto del commento stampa che ci occupa, è quella delle canne spiaggiate sugli arenili delle nostre borgate dopo l’alluvione del gennaio di quest’anno.
Sorprende e sgomenta che la mancata rimozione delle canne sia stata ascritta al Sindaco di Scicli, omettendo di annotare che le responsabilità dell’inaccettabile ritardo (siamo ad oltre settanta giorni dall’evento alluvionale) che sta determinando lo stato di inagibilità in cui versano i nostri arenili non è del governo della città, com’è notorio e come è stato più volte ribadito da associazioni e movimenti culturali della città, in sintonia con le precisazioni del suo primo cittadino, ma di altri Enti, cui il complesso quadro normativo disloca competenze decisorie ed esecutive e come conformemente deliberato in sede di conferenze di servizio interistituzionale alla Regione ed in Prefettura.
Scrive testualmente su facebook l’Assessore, Arch. Viviana Pitrolo stigmatizzando la erronea rappresentazione dei fatti, ”Bisogna essere rispettosi della propria professione, del ruolo sociale dell’informazione, dei propri spettatori o lettori in virtù di una onestà intellettuale ormai palesemente perduta. Anche nelle accuse gratuite, palesemente viziate, …”
E’ un richiamo allo smarrimento di senso del giornalismo di questa stagione dalle passioni tristi e fuori mercato, che avevamo sottolineato in chiusura di una nostra nota con cui, nel silenzio della città e delle sue istituzioni, abbiamo voluto protestare per i contenuti profondamente lesivi della onorabilità di Scicli, che la nota trasmissione della Rai “Porta a Porta” aveva veicolato in una platea nazionale, con riverberi ben più diffusi e gravi di quelli arrecati da una pur affermata agenzia televisiva regionale.
Puntuali anche gli interrogativi che il Vice Sindaco, Avv. Caterina Riccotti, affida ai social “… A chi giova? Chi ha interesse ad infangare l’azione e l’impegno del nuovo governo della città di Scicli? ….Chi arma i sicari della verità? A chi non piace un sindaco palesemente schierato contro chi attacca l’ambiente e offende il territorio? A chi non piace un sindaco che come primo atto di giunta ha fatto una determina sulla legalità? .”
Sono gli stessi inquietanti quesiti che abbiamo posto nella nostra nota, prima richiamata, in cui chiedevamo a chi giova rimuovere la sentenza del Tribunale di Ragusa che ha dichiarato che nei fatti oggetto del giudizio portati alla sua cognizione non si ravvisavano né l’associazione mafiosa, né il concorso esterno del Sindaco (dott. Franco Susino) nel delitto associativo mafioso per il quale era stato tratto in giudizio.
Chi può avere interesse ancora oggi a “ricacciare” la città nella dimensione di mafiosità dello scioglimento. E chi poteva avere interesse ad interrompere quel processo di risanamento avviato dalla seconda giunta Susino, ed ora continuato dal governo Giannone.
Noi che abbiamo il vizio della memoria e stiamo al pezzo tutti i giorni, cultori di utopie quotidiane e non a giorni alterni, di utopie che “spingono ad ammirare , più che a voler essere ammirati” (cit. di Lucilio Santoni, scrittore), oggi, non diversamente da ieri, vogliamo esprimere fermamente alla città ed al suo sindaco una solidarietà che è di “carne” e non di “canne”.
Ed, infatti, le canne non sono state solo occasione di conflitto e di discordia.
Al contrario, dobbiamo annotare che hanno alimentato manifestazioni di solidarietà istituzionali.
Così ci sembra di poter dire per la dichiarazione della Senatrice Padua che ha prontamente espresso la sua vicinanza al Sindaco Giannone per gli episodi degli incendi delle canne e dei cassonetti.
Anche la nota congiunta con cui il Sindaco e l’On.le Ragusa hanno sollecitato le agenzie deputate alla soluzione della problematica ad agire rapidamente, per evitare ulteriori gesti sconsiderati, si inscrive nella descritta postura di sinergie istituzionali.
L’attuale e condivisibile valutazione di questi incendi è che si tratti di condotte, per quanto gravi e penalmente censurabili, ascrivili, tuttavia, a atti isolati e scriteriati, non fosse altro per i negativi riverberi sull’ambiente e per il danno a danno che essi hanno aggiunto.
Questa la diffusa sensazione in città. Questi, e non altri, i motivi di quella che è parsa nel palazzo di città disattenzione collettiva ed interpretata dal primo cittadino, con grande amarezza, come mancata solidarietà verso l’ Amministrazione per la aggressione patita in ragione del suo impegno di legalità..
Riteniamo improprio il solo adombrarlo, in assenza di riscontri oggettivi. Ma se anche una qualche evidenza investigativa dovesse accreditare tale ipotesi, sarebbe censurabile ogni rappresentazione che volesse ripiombare la comunità in scenari opachi e inquietanti, poiché essa ha dimostrato di avere tutti gli anticorpi per respingere con sdegnosa fermezza ogni rantolo di prepotenza criminale e di illegalità..
Per il vero giova evidenziare che solo dopo pochi giorni lo stesso primo cittadino ha voluto partecipare sul profilo social la serenità ritrovata dopo il corale sostegno ricevuto per l’attacco giornalistico patito : “A SCICLI, NOI SIAMO QUESTI, CON IL SORRISO E LA SEMPLICITA’. Nessuna risposta è più adatta delle tantissime manifestazioni di vicinanza e solidarietà ricevute stamane da me e da tutti i ragazzi e amici che oggi sono la nuova classe dirigente di Scicli.
Noi siamo questi… con il sorriso e la semplicità della nostra vita e della nostra testimonianza… oggi al servizio della nostra comunità.”
Questi sono i fatti ed i fatti per dirla con Vito Mancuso descrivono la realtà che in sé è necessariamente autentica, mentre è la nostra rappresentazione di essa mediante il linguaggio, e prima ancora mediante la percezione mentale, che necessariamente autentica non è; può essere anche inautentica, non di rado lo è.”
I fatti sono fatti e non possono essere addomesticati da post e narrazioni giornalistiche.
I fatti raccontano che l’inefficienza istituzionale ed i burocraticismi amministrativi in cui è rimasto incagliato il governo di Scicli, peraltro efficientissimo quando ha potuto dare esecuzione autonoma alle decisioni assunte nell’ambito delle sue esclusive competenze, ha innescato “tossiche” reazioni: dai roghi delle canne agli incendi… delle parole.
I fatti insegnano che una amministrazione locale, oggi progressivamente espropriata dal potere di decidere del proprio futuro, come sembra delineare anche la tendenza legislativa in atto che sostituisce la rapidità decisionale e l’efficienza alle pratiche democratiche, deve fare costante e crescente riferimento alla comunità ed ai suoi mondi vitali, anche quelli portatori di pensiero divergente.
Da esso, che non è critico e competitivo ma arricchente e complementare, l’Amministrazione deve saper trarre forza negoziale nelle interazioni politico/istituzionali.
Che non possono definirsi “agevoli” per una giunta “civica”, come annota con puntualità l’ex consigliere Dr. Marco Causarano in un suo commento sui social, e come conferma l’inerzia della Regione rispetto alla richiesta della Giunta Giannone di riaprire la procedura AIA per la nota questione Acif, rimasta a tutt’oggi, per quel che se ne sa, senza risposta.
In altri termini si deve concretizzare il fecondo identificarsi tra corpi rappresentativi e corpi sociali
Solo così i governi locali potranno sottrarsi alla precarietà di alleanze contingenti e fluide, sovente tattiche per esigenze di cicli e ricicli di cui é ricca la storia della patria politica, radicando al contrario la legittimazione e la incisività del loro agire nel consenso e nella partecipazione strutturata dei cittadini in forma singola ed associata.
E’ il processo del passaggio come scrive il prof. Bonavero ( erede di Bobbio) , richiamando Ruffilli, dalla “democrazia immatura” (della crisi della rappresentatività dei partiti e delle istituzioni politiche dai primi “occupate”) alla “democrazia matura” ( del cittadino arbitro e protagonista ).
Ciò permette di scongiurare ( come ammonisce ancora Bonavero) il rischio di non completare il percorso virtuoso, piegando (pericolo costantemente incombente) al contrario verso la “democrazia degenerata” (quella personalistica ed elitaria, caratterizzata da macrocefalia istituzionale e correlati processi di disintermediazione sociale selettivi, che accreditano cioé i “simmetrici” e allontanano gli “asimmetrici” ) in cui torna a verificarsi la caduta di interesse, della disaffezione, dell’allontanamento e/o diserzione dalla politica.
Ne conseguirebbe il riproporsi di quella mancanza della politica, il ritorno ad una politica “macchina” e non “progetto”, come quella praticata diffusamente anche nella nostra città prima dello scioglimento da quelle stesse forze politiche che poi si sono riproposte, ma senza successo, alle ultime elezioni come blocco sociale ed economico contrapposto a quello attualmente al governo, cui non mancherà la lucidità e la sapienza di sapersi distinguere, evitando ogni possibile confusione ancorché legata alle liturgie comunicative ed al far play istituzionale .
Come dire che i “fumi” delle canne incendiate potrebbero determinare nel sentire cittadino l’indecifrabilità delle nuove architetture della convivenza politica ( che parlano di una consultazione diffusa della comunità, prodromica alla condivisone dei momenti decisori), rispetto ad un passato recente in cui la politica ha avuto magna pars nella vicenda dello scioglimento prima e una silente, sorniona, quando non convergente, acquiescenza (salvo qualche isolato sussulto) dopo, nei riguardi di una gestione commissariale del tutto inadeguata.
E ciò non vuol dire negarsi alla collaborazione con la opposizione, convinti come siamo che un buon governo abbia bisogno di una buona opposizione e di una buona società civile; semmai vuol significare aprire una linea di dialogo producente, ma a partire da una chiara presa di distanza dall’esperienza anteatta tratteggiata.
Nell’andare alla conclusione crediamo sia ormai improrogabile una riflessione comunitaria (lo abbiamo più volte auspicato come Blog di Scicli) sull’intera storia della città di questi ultimi anni, che per giungere alla pacificazione da più parti invocata, deve ineluttabilmente rispondere a tutti gli interrogativi elencati e squarciare il velo di opacità che continua ad incombere su di essa.