GAS E PETROLIO NEL 2018: SMANTELLARE IL SISTEMA VEGA
Smantellare quello che oggi possiamo chiamare il “sistema VEGA” (prendendo spunto dalle piattaforme davanti alle preziose coste del Sud est Sicilia) è divenuto una priorità assoluta. Un sistema, quello basato sui fossili, che per sue ineliminabili caratteristiche – tecniche e “sociali” – produce inquinamenti gravissimi del sottosuolo marino (Sicilia), e delle acque (Puglia), rischi sismici enormi dovuti al fracking (California), distruzione del mare nelle aree del turismo e della pesca (Tunisia, di fronte a Lampedusa). E tutto questo, a fronte di nulla ovvero di nessun vantaggio, né di lavoro, né di materia prima e tantomeno di cassa.
Ne abbiamo scritto il 3 aprile 2016 , in occasione del referendum del 17 di quel mese, e a distanza di due anni e quattro mesi torniamo sull’argomento perché la politica energetica nel nostro Paese continua ad essere latitante, determinando rendite vantaggiose per il comparto petrolifero a spese di grandi rischi per la salute e l’ambiente.
California. Una inarrestabile fuga di gas da un pozzo a metano utilizzato per lo stoccaggio appena fuori Los Angeles, è stata causata dalla rottura di un tubo di iniezione nel sottosuolo. Per gli esperti si tratta del peggior disastro ambientale dopo quello provocato dalla “sicurissima” piattaforma Deepwater Horizon.
Tunisia. – Il ministro dell’Ambiente tunisino, Najib Derouiche, ha ordinato alle autorità di Sfax ad intervenire con urgenza per arginare i danni ambientali sull’isola di Kerkennah, al largo delle coste di Sfax (piena area turistica), causati da una fuoriuscita di petrolio avvenuta ieri dagli stabilimenti della compagnia Thyna Petroleum Services (Tps). Le isole tunisine di Kerkennah sono a soli 120 km da Lampedusa e una marea nera provocata dalla piattaforma petrolifera ha invaso le Isole.
Stati Uniti. Il Geological Survey degli Stati Uniti avvisa che alcune parti del Texas e dell’Oklahoma correrebbero ora lo stesso pericolo delle aree maggiormente colpite da terremoti in California e si precisa che l’aumento è dovuto al riversamento sotterraneo delle acque reflue generate durante l’estrazione di petrolio e gas naturale (processi di fracking). Il rischio di terremoti è aumentato drammaticamente dal 2014, un terremoto in quella regione (particolarmente nell’area di Dallas – Forth Worth) potrebbe provocare fino a 9,5 miliardi di dollari di danni, ma soprattutto sono in pericolo di vita SETTE milioni di persone (che prima potevano stare tranquille). Qualche analogia con l’Emilia Romagna?
Sicilia. Detto in breve, dal processo emerge che la piattaforma Vega trasferiva le acque contaminate derivanti dal processo di estrazione di petrolio, a una nave appoggio, la Vega Oil (una ex petroliera) che poi illegalmente le iniettava, assieme alle acque di sentina e alle acque di lavaggio della nave stessa, in un pozzo petrolifero sterile, alla profondità di 2.800 metri circa. L’accusa è di “attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti”, non molto diversa da quella che ha portato al recentissimo intervento della magistratura in Val d’Agri.
Praticamente, a una ventina di chilometri dalle coste siciliane, è stata creata una pericolosa discarica sottomarina che rischia di contaminare per secoli i fondali del Canale di Sicilia, nonché una potenziale miccia di terremoti (come se l’area ne avesse bisogno). Il processo sul traffico di rifiuti del Campo Vega è iniziato nel 2007 e ormai si avvia alla prescrizione.
Per gli smemorati, per i negazionisti interessati o più semplicemente per tutti coloro che in buona fede vogliono saperne di più, ecco due documenti di base che forniscono il massimo delle conoscenze sul “Sistema Vega”, ovvero il documento depositato dai Consulenti del Tribunale di Modica e la relazione ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale).
120131-Perizia CTU tribunale Modica su Vega
Ispra su Vega-attivita illecite Edison
Come è stato possibile che il Ministero dello Sviluppo Economico nel 2012 abbia concesso una proroga alla continuazione di questa attività? Quella proroga consente addirittura di realizzare nuovi pozzi nel campo Vega. Il “piano di lavoro” prevede infatti la realizzazione di un’altra piattaforma (Vega B) e la trivellazione di altri 12 nuovi pozzi: che si faranno nonostante il divieto di trivellazione entro le 12 miglia perché autorizzati prima.
Ma se passa il Sì al referendum del 17 aprile difficilmente Vega B si farà e almeno questo sconcio avrà fine.
Trivellare in Italia è supervantaggioso, ma solo per le compagnie. Tradotto, vuol dire che se negli altri Paesi le royalties minime sono al 30% (in Norvegia sono all’ 80%), in Italia sono bassissime (7% – 3% a seconda dei casi).
Ma c’è di peggio, in italia grazie alla franchigia le royalties in pratica non si pagano. Basta estrarre meno della franchigia annua e praticamente le Compagnie non pagano mai. Ecco perché hanno chiesto (e ottenuto da questo governo, quello di cui stiamo scprendo tanti e tanti altarini giusto in questi giorni) l’estensione della durata delle concessioni fino all’esaurimento (non succede in nessuna altra parte del mondo).
La Cygam Energy, una società petrolifera canadese raccomandava di investire in Italia perché “la struttura italiana delle royalty è una delle migliori al mondo”. Cioè le più vantaggiose per le Compagnie.
Insomma, alla gente comune si fanno vedere quei grandi vantaggi che, invece, chissà a chi andranno (ma giusto in questi giorni lo stiamo comprendendo molto bene), mentre al Paese resta lo sfascio, l’inquinamento, i rischi di incidenti e terremoti e, alla fine, una solenne presa in giro.
È davvero ora di cambiare, le rinnovabili danno già oggi molto più lavoro e il rischio di disastro ambientale è nullo. Per questo, chi starà a casa sarà di fatto complice di quella parte di governo inetta e corrotta il cui agire è sotto gli occhi di tutti.