Giornata internazionale contro la violenza sulle donne: non siano solo eventi
Ormai alle porte, mercoledì 25 novembre ricorre la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. La data ricorda l’efferato assassinio di tre donne avvenuto nel 1960 da parte degli agenti del Servizio di informazione militare della Repubblica Dominicana del dittatore di Rafael Trujillo. Mentre si recavano in carcere a far visita ai loro mariti furono rapite, torturate, massacrate a colpi di bastone, strangolate e infine gettate in un precipizio a bordo della loro automobile al fine di simulare un incidente.
Crediamo fuorviante e riduttivo ritenere che la ricorrenza voglia riferirsi unicamente ad un efferato fatto di cronaca. Qui i fenomeni da mettere in evidenza sono almeno quattro, e non li citiamo in ordine di importanza, perché sono tutti uno più importante dell’altro.
Il primo riguarda la facilità al femminicidio e la frequente violenza bestiale con il quale esso viene commesso. Questo fenomeno è legato a subculture striscianti e diffuse nella società e non sembra venire meno con l’alfabetizzazione, riguardando aspetti connessi ai modelli sociali ed economici dominanti.
Un secondo fattore, pure gravissimo, riguarda la violenza di Stato, che è brutalmente evidente nei regimi dittatoriali ovvero ovunque si ritenga di porre rimedio alle disfunzioni e alle “lentezze” della democrazia mediante l’insediamento di forme di governo prive di filtri e di bilanciamenti fra i poteri.
Un ulteriore fattore rimanda agli esecutori, che obbediscono agli ordini senza fiatare, fattore che ad alcuni appare ovvio, mentre è la medesima e inaccettabile “scusante” che adoperarono i criminali nazisti nel tentativo di coprire i loro orrendi crimini perpetrati contro l’umanità.
Un quarto elemento aggiuntivo attiene l’evidente trasporto con il quale gli esecutori agiscono, un misto fra il senso di impunità assicurata dall’alto, eccitazione per la violenza – qui esaltata dall’agire contro la donna, la sua dignità e il suo corpo – assenza del dubbio morale, caratteristica della violenza cieca dello stato privato del diritto e dunque del senso di tutela verso i cittadini e dell’uomo privato di ogni etica e per prima cosa del rispetto della donna. E (anche) qui, purtroppo, ci sono passi e momenti che riportano ai tristi fatti di Genova.
Vogliamo sottolineare che per quanto attiene l’area Iblea è vigente la Procedura Attivazione “Codice Rosa”, approvata il 5 settembre 2014 e che vede agire di concerto l’ASP e la Procura della Repubblica. Certamente un importante risultato, ma molto c’è ancora da fare, per esempio in termini di istituzione e buon funzionamento dei centri di ascolto e dei centri antiviolenza.
Verificare cosa si sta facendo in Italia e altrove in occasione della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne è semplice, basta giovarsi di un buon motore di ricerca, e fa piacere notare che nella vicina città di Pachino sono in programma varie iniziative e coinvolgimenti delle scuole.
A Scicli, nel 2014 l’Assessorato ai Servizi Sociali inaugurò per la ricorrenza del 25 novembre quello che può essere definito un efficace format di riferimento, operando con Scuole, Club Services, il Centro Antiviolenza, istituito sempre nel 2014, e altre istituzioni anche di volontariato per dare luogo ad una manifestazione di alto spessore rievocativo, culturale e di servizio.
Nel 2015 a Scicli, la presenza di un governo – ancorché straordinario – con predominanza femminile rendeva legittime le aspettative dei Cittadini in termini di azioni importanti Contro la violenza sulle donne. Da informazioni ricevute, è invece legittimo ritenere l’assenza di notizie su attività istituzionali indipendente dal perdurare di una comunicazione fra istituzioni e Città definita da più parti quanto meno carente: dal Municipio non verrà nulla.
A Scicli 2015 sarà invece la Società Civile – in questa Città sempre pronta ed attiva – ad organizzarsi senza l’apporto del Municipio. Scuole, Club Services e Associazioni si adopereranno per non permettere che la Giornata del 25 novembre passi inosservata.
Ma l’intervento del Municipio è comunque necessario affinché provengano segnali istituzionali concreti a favore delle donne e contro la violenza. Molta strada c’è ancora da fare per integrare e potenziare il Centro di antiviolenza, istituito dal Governo cittadino ordinario nel 2014. Occorre fra le altre cose eliminare le eventuali sovrapposizioni con preesistenti uffici e intervenire con una azione organizzativa e motivazionale. Obiettivi che se sono complessi per una amministrazione ordinaria consapevole e motivata, sembrano divenire fuori portata per una amministrazione straordinaria. Una smentita di questa affermazione, ovviamente, ci riempirebbe di gioia.