Laboratorio Scicli: perché due non dovrà fare tre
Mentre si avviava verso elezioni amministrative del maggio 2015 e si registrava il crescente interesse della Città verso un candidato stimato e benvoluto, nella serata del 29 aprile la vita democratica di Scicli è stata interrotta da un provvedimento ministeriale non incluso nell’ordine del giorno se non fra le pieghe delle “varie ed eventuali”, pieghe ben nascoste al comune cittadino e dalle quali un provvedimento può sempre saltare fuori a convenienza.
Alla riunione tenutasi presso il Ministero dell’Interno partecipava il governatore della Regione, che al termine rilasciava alla stampa dichiarazioni ampiamente confusionarie che poco più tardi l’onorevole Assenza giudicava senza mezzi termini “di tenore eversivo”. Non sarà peraltro l’unico esponente politico a tornare sull’argomento e saranno tutti di destra o provenienti da quell’area, fornendo indiretta testimonianza di quanto, nel provvedimento ministeriale, c’entri la politica, la mafia, la mafia della politica, la politica della mafia o quello che volete voi sul gravame posto da qualcuno sulle spalle della Città; tutto insomma, ma ben poco di quella sostanza di legalità che taluni credono e altri vogliono far credere.
Ben percependo verso quale conclusione di natura politica si stesse andando, quello che successivamente fu appellato “Gruppo della Petizione per Scicli”, composto da Soggetti Attivi della Società Civile (ex magistrati, professionisti, ex parlamentari, professionisti e dirigenti dello Stato, complessivamente uomini di ogni estrazione e condizione) aveva dato luogo ad un appello contro il paventato scioglimento, appello che nello spazio di poche ore raggiungeva le mille sottoscrizioni, raccolte anche fra soggetti geograficamente lontani da Scicli.
Nonostante ciò, quel 29 aprile veniva interrotto bruscamente un cammino virtuoso che nel 2014 aveva portato la seconda Giunta Susino a emettere tre bilanci e un vero Piano di Riequilibrio in poco più di sette mesi e mezzo, oltre a molti altri provvedimenti che già da soli possono testimoniare la completa assenza di condizionamenti di tipo mafioso sul Municipio. Venivano, tra l’altro, pienamente sfruttati per il pagamento dei debiti pregressi, i decreti n. 35 e n.66, che aprivano le porte a mutui trentennali a tasso agevolato. Procedura cosa per nulla facile, se si pensa che l’amministrazione della vicina città della Contea non è riuscita a fare altrettanto, a tutto danno ancora una volta di Scicli, il cui governo straordinario ha ritenuto di sottoscrivere in questi giorni un accordo inesplicabilmente vantaggiosissimo (per Modica).
Lo scioglimento del Consiglio presto cambia in peggio l’assetto che la Città si era faticosamente data, in quanto salta la possibilità di accedere ai mutui trentennali della CDDPP e si viene costretti ad accedere ai finanziamenti del fondo di rotazione, tre volte più brevi (10 anni anziché 30) e a tasso maggiore. Peraltro, la Commissione in proposito non fornisce spiegazioni né smentite, ponendosi ben lontana dal contesto di partecipazione prefigurato dal disposto dell’art. 145 comma 5 del DL 267/2000 e del DM 523/95 e segg. (Regolamento recante modalità di organizzazione e funzionamento delle Commissioni Straordinarie per la provvisoria gestione degli enti locali).
Quello che è certo è che dopo aver certificato che le finanze del Comune non sono in dissesto, ma anzi presentano in chiusura anno una posta positiva, le tasse a carico dei Cittadini improvvisamente balzano al massimo e qualcuno usa l’espressione, certamente forte, ma non lontana dalla realtà, di “dissesto di Stato”, per indicare che un Comune appena risanato dalle sue proprie forze endogene, vero esempio per tanti altri che sono e rimangono nel baratro, viene soffocato da un provvedimento di scioglimento per condizionamenti mafiosi non decretato da alcun tribunale, ma da un consesso di personaggi politici al chiuso di un’aula romana.
Provvedimento che, è bene ricordare, non proviene infatti da alcun Tribunale, ma è pronunciato in una sede politica, né prevede un minimo di contraddittorio, tanto che nessuno può disconoscere la gravità intrinseca contenuta in certi successivi annullamenti decretati dal TAR Lazio, che come per il Comune di Altavilla scriveva, riferendosi alla relazione prefettizia, di “sostanziale inattendibilità delle conclusioni raggiunte sia sotto il profilo del merito, in quanto basate – si legge nella sentenza – su circostanze non sussistenti in fatto o su dati privi della necessaria rilevanza e concludenza; sia nel metodo, basato su una rappresentazione spesso consapevolmente parziale dei fatti e su un procedimento deduttivo viziato nelle sue risultanze perché fondato su asserzioni e assiomi anziché sulla dimostrata esistenza di elementi chiari e concordanti di prova dell’esistenza di collegamento e/o di condizionamento mafioso della disciolta amministrazione comunale“.
Affermazioni di una gravità inaudita e sapore di processi sommari, processi che, oltre a lasciare un pesante strascico sulle Città, nel caso di Scicli vengono a ripiombare in uno stato di dissesto economico -finanziario un Municipio che se ne era faticosamente, ma gloriosamente, tirato fuori con le proprie forze.
Scicli, è bene ricordarlo, è da sempre stato luogo di grandi esperimenti politici e sociali, tanto da essere stato uno dei primi Comuni italiani, correvano gli anni ’80, dove si sperimentò quella forma di governo congiunto che sarebbe stato conosciuto come “compromesso storico”.
Così, Scicli, è bene segnalarlo a chi non lo avesse afferrato, è forse il primo Comune italiano – o per lo meno del Sud – dove è stata composta una Giunta senza padrini politici e proprio per questo in grado di operare al di fuori di ogni condizionamento non già mafioso, questo era ed è scontato, ma di quella politica ignorante e arraffona che usa fare man bassa nei Municipi giovandosi di figuri messi lì a bella posta. Una Giunta che ha operato anche per 10 ore al giorno, ogni assessore in piena fiducia dell’altro, ove nessuno ha mai presentato una proposta a favore di un gruppo e a danno di un altro, dove tutti hanno collaborato senza riserve reciproche, esattamente come si deve fare nel governo di una famiglia o, se volete, di un azienda privata ad alto valore sociale. O meglio, né più né meno come si dovrebbe sempre fare nella gestione delle Città e non si fa quasi mai.
E dove tali risultati positivi si dovettero principalmente all’intuizione e all’azione decisa di un gruppo di Consiglieri, poi battezzati come “responsabili” proprio in quanto non cercarono di imporre né segnalarono assessori provenienti dalle proprie aree politiche ad un Sindaco in grandissima difficoltà che avrebbe dovuto per forza accettare al fine di pervenire almeno alla votazione del bilancio. Ma anche al contributo delle opposizioni, o di alcuni consiglieri dell’opposizione, che al momento di votare i bilanci, sia pure dopo comprensibili distinguo e dialettiche infuocate, resero possibile l’espressione del voto positivo.
Questo modo proficuo di lavorare e i tangibili risultati raggiunti costituiscono vero “scandalo” per la politica bassa della cosiddetta seconda Repubblica , e probabilmente questa è una delle ragioni per le quali la città di Scicli è stata presa di mira. Per evitare i tutti i modi, insomma, la diffusione fra i i cittadini la consapevolezza che “senza la politica degli “onorevoli ” è possibile raddrizzare i conti mandati a picco dalla politica dei partiti”. Per evitare, cioè, che possa diffondersi nella Società, nelle Città, nei Municipi, l’idea che anche le situazioni più tragiche possano essere affrontate e risolte da cittadini perbene provenienti non dalle corrotte o bolse rappresentazioni della prima o della seconda Repubblica e che si pongono questo obiettivo come il principale della loro esistenza nel periodo in cui sono chiamati a farlo.
Ora, da questo vero e proprio Laboratorio del Buon Fare occorre andare avanti e proporre un vero e proprio metodo di lavoro, per evitare che la Città torni in balìa di professionisti della politica che, di fatto, sono ostaggi dei gruppi di pressione che a loro fanno riferimento per favori e finanziamenti. Partendo da qui occorre affrontare e risolvere il nodo rappresentato dal rapporto fra i Soggetti Attivi che portano avanti le istanze della Società Civile operando né più e né meno come se gestissero una cosa propria – ma dando conto alla gente e agli organi democratici di controllo – e, dall’altra i partiti o quello che ne resta. Collocando al loro posto, cioè in pensione, quei politici di professione che stentano, per costituzione propria e per storia pregressa, a comprendersi e ad accettarsi come strumenti di servizio della Società Civile, anziché come pervicaci mediatori di istanze fuorvianti che a loro pervengono da porzioni di società, non sempre civile.
È questo il lascito del buon governo del 2014 ed è questo il lacerante dilemma metodologico: sarà stato un anno inghiottito dalle sabbie mobili dell’antimafia di facciata, o il seme di un metodo di governo che può fruttificare sino a cambiare i connotati di un paesaggio affamato e distrutto dalla politica convenzionale per come si è sviluppata in un crescendo inarrestabile dal dopoguerra ad oggi?
Quel che è certo è che fra alcuni mesi, fra le macerie che il burocratismo avrà disseminato per la Città, si andrà a nuove elezioni. La Città, ci auguriamo, avrà per allora acquisito i necessari anticorpi contro l’assalto della solita ombrosa banda dei miracoli e contro il non meno nefasto offrirsi di luminosi entusiasmi velleitari, anticorpi necessari per ottenere che al due non segua il tre, e qui parliamo delle due sindacature consecutive interrotte, una punizione che Scicli non dovrà infliggersi mai più. In fondo, ancora una volta Scicli dovrà proporsi come laboratorio sperimentale per una azione politica che sia sinceramente per la gente e sinceramente contro nefaste burocrazie, false democrazie, perniciose acrobazie elettorali.
Giampaolo Schillaci