COMUNICAZIONE: “un dovere, un vincolo, una risorsa, un vezzo o che altro”
Le decisioni assunte – certamente per il bene della comunità – precipitate in sequenza e sempre con il segno del sacrificio per i cittadini sciclitani, hanno inconfutabilmente causato forti perplessità. L’incremento della imposizione fiscale, la transazione con il comune di Modica, i più recenti aumenti delle rette dell’asilo e dell’uso degli impianti sportivi, per restare a quelle più rilevanti hanno sollecitato un comprensibile dissenso, che non ha sempre conservato una cifra “stilistica” adeguata, ma che certamente ha rappresentato il forte disagio di una città già provata. Se è vero come è stato scritto che “l’arte della imposizione fiscale consiste nello spennare l’oca, raccogliendo il maggior numero di penne con il minor numero di strilli ” è indubbio che questi ultimi sarebbero stati di meno se vi fosse stata una comunicazione (ben oltre quella rituale dell’ufficio stampa e delle pubblicazioni dei provvedimenti sul sito) che si fosse attardata a porgere provvedimenti e ragioni sottese con un linguaggio non tecnico e burocratico, ma piano, esplicativo, capace di raggiungere tutti, come peraltro è previsto dalla vigente normativa in materia di comunicazione della P.A., che proprio attraverso questo strumento di confronto si fa prossima alla comunità, diventando un palazzo aperto e dialogico.. Nel difficile passaggio che stiamo vivendo riteniamo che non sia sufficiente lo scontato, quasi tautologico, certamente ineludibile, riferimento al paradigma contabile della necessità di lasciare il territorio impervio del pre-dissesto di bilancio per ritenere assolto il compito di accompagnare la comunità nella comprensione ed accettazione di misure che si aggiungono ad una situazione di crisi generale in cui versa oggi il paese (intendo cioè la nazione) e che innegabilmente investe anche la nostra città. Perché se nella stagione della amministrazione straordinaria sono sospese (ex lege) le dinamiche della dialettica democratica ( se ci fosse stato un consiglio in carica il confronto sarebbe stato serrato, la città informata e le decisioni assunte sul terreno della maturazione politica e non solamente della logica economica, con la possibile sperimentazione di forme altre e diverse di reperimento delle necessarie risorse per consolidare il risanamento) non altrettanto deve dirsi per la “comunicazione con la città” che, semmai, proprio per colmare il deficit evidenziato, sarebbe opportuno che fosse più puntuale ed articolata. Sarebbe un segnale simbolicamente forte di attenzione amministrativa (in questo caso il metodo diventa contenuto) verso non già “destinatari passivi” di provvedimenti, ma cittadini riconosciuti nel ruolo di “protagonisti attivi”. In tempi di “democrazia della indifferenza” come scrive Nadia Urbinati sul quotidiano ” la Repubblica”, in cui si assiste alla cesura netta tra il palazzo della politica, in cui vengono prese le decisioni, e la comunità che avverte sempre più la propria irrilevanza nei processi di formazione delle stesse, la comunicazione diventa una risorsa preziosa. E tanto più la comunicazione, come auspicata, diventa feconda, se si considera il contesto in cui ci troviamo a vivere ed operare che è quello di un Consiglio sciolto per mafia, misura dolorosa e lacerante che le comunità subiscono non senza sofferenza. Balza “ictu oculi” che un approccio dialogico del decisore pubblico concorrerebbe a “rincuorare” gli uomini e le donne che vivono e lavorano nel territorio. D’altra parte in tal senso si è autorevolmente espressa la Sen. Padua che in una sua recente nota ha testualmente scritto: ……per le questioni che riguardano i provvedimenti amministrativi adottati dalla commissione straordinaria, che per quanto ci consta ha in programma di diffondere una puntuale informazione sulla delicata situazione economica e finanziaria del Comune e sulle cause che hanno reso necessaria l’adozione dei provvedimenti amministrativi contestati ” . E, peraltro, lo stesso ’articolo 145 della legge 221/91 reca una serie di disposizioni relative alle modalità di gestione straordinaria degli enti colpiti dal provvedimento di scioglimento, tra le quali la partecipazione, in forma consultiva, all’attività della commissione delle realtà locali (partiti politici, associazioni di volontariato ecc.) e delle strutture associative degli enti locali (ANCI, UPI). Più in generale, la “Commissione straordinaria per la gestione dell’Ente”( cioè i Commissari) deve chiamare le forze sociali, le forze politiche, le organizzazioni del volontariato a collaborare al risanamento e anche ad intensificare il loro impegno contro i fenomeni criminali esterni all’Amministrazione: il racket, il mercato della droga e della prostituzione, la devianza giovanile. Solo così si possono spezzare le ostilità dei gruppi illegali e dissipare la freddezza o l’indifferenza delle popolazioni. Così si legge in un passaggio dell’intervento di DONATELLA TURTURA, Coordinatrice dell’Osservatorio socio-economico sulla criminalità e la Commissione per le Autonomie Locali e le Regioni del CNEL in un convegno sull’esperienza che si è realizzata con la legge prima citata nei Consigli comunali e provinciali sciolti per infiltrazione e condizionamento di tipo mafioso, nei quali si deve fronteggiare una situazione politica, economica e sociale particolarmente dura. In sostanza, si dovrebbe operare non tanto verso un regime di Amministrazione “controllata”, quanto di Amministrazione “sostenuta”, durante e dopo il commissariamento. Ma per tornare a considerazioni di casa nostra, anche SEL in una nota, all’indomani dello scioglimento, auspicava, rivolgendosi ai Commissari : “……Siano al contempo attenti alle voci sane della città. Offrano possibilità di confronto e dialogo con la popolazione. Scicli non è una città dove si è persa la voglia di cambiamento, il cambiamento lo possiamo leggere ogni giorno, nelle opere di un volontariato tenace che supplisce alle manchevolezze ed alla scarsità di risorse economiche dell’ente.” Sollecitazione ed auspicio quelli di SEL che diventano tanto più urgenti oggi, quando nel silenzio della “politica ufficiale” (che ha verosimilmente fornito la l narrazione “ortodossa”, ma non esaustiva, della città, ) sarebbe stato quanto mai opportuno e doveroso attivare un ascolto polifonico ed una osservazione poliedrica per meglio operare e scegliere. Sarebbe stato nutriente assumere come elemento di valutazione anche la prospettazione che altri (associazioni, assemblee cittadine, blog, social ), hanno dato della comunità e dei suoi sentimenti ( e perché non anche degli umori), continuando ad alimentare il dibattito.
E questo approccio avrebbe consentito di avere una rappresentazione compiuta dei contesti di riferimento che non si possono esaurire nel paradigma economico/finanziario, (con i suoi vincoli e rigidità) innegabilmente predominante e ineludibile, ma insufficiente perché ci sono altri irrinunziabili alfabeti per leggere la realtà, quelli politici, sociali e culturali, dei quali non si può prescindere, salvo che non si pensi di essere calati in un “altrove” senza legami con il passato ed il futuro della vita della civitas.
La complessità delle questioni affrontate e la mole di lavoro non hanno rappresentato di certo la condizione favorevole per curare l’aspetto in argomento, che non è residuale con riguardo alla mission istituzionale affidata alla Commissione e siamo certi che nel loro impegno per il bene di Scicli i Commissari non mancheranno di implementare tale versante della complessa attività che sono stati chiamati a dispiegare. Intanto per la parte che ci compete, lo facciamo noi con il nostro blog, esercitando il pensiero libero e critico che è il sale della democrazia e il nutrimento della comunità. Lo facciamo noi, con consapevole responsabilità perché parliamo non alle pance degli sciclitani ma alla loro testa e con loro, nella convivialità delle differenze, vogliamo alimentare un libero (e ripeto libero) e responsabile dibattito, da cui ripartire per un fare pensato, un fare (politica vera) che è ormai urgente. Chiudo con una frase del filosofo tedesco Hans Georg Gadamer: “La comunicazione è il terreno su cui si gioca ogni opportunità di incontro tra gli uomini e degli uomini con gli eventi, dunque con il futuro dell’umanità” Giovanni Scifo